Tortora selvatica: sterminio con il beneplacito del Ministero

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Alla faccia delle ultime decisioni in ambito europeo  che ha portato alla definizione dei periodi di migrazione pre riproduttiva degli uccelli, essenziali per la loro piena tutela e dunque per la stesura dei calendari venatori in merito alle date di chiusura della caccia, il Ministero della Transizione Ecologica e l’Ispra hanno previsto tre giorni di preapertura a danno soprattutto della tortora selvatica.

 

Tre giorni di caccia in preapertura per la tortora selvatica, una specie in gravissimo stato di conservazione. Lo prevedono il Ministero della Transizione ecologica e l’Ispra, come chiesto dalle Regioni, per i quali si può tranquillamente prevedere la caccia durante la preapertura, ossia nei primi giorni di settembre, uno dei momenti più critici per la specie e la sua partenza per l’Africa in condizioni ambientali difficili.

Lo affermano le associazioni Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia e WWF Italia che sottolineano come il grave stato di conservazione è dimostrato tanto dallo studio di BirdLife International, nel quale la specie è classificata come SPEC1, cioè globalmente minacciata, confermato dalla classificazione in Vulnerable della Lista rossa europea, quanto dagli studi del MiTE di Reporting ai sensi delle Direttive Uccelli e Habitat, in cui il trend della popolazione è Decreasing”. A questo si aggiungono le risultanze del rapporto del Nadeg (Gruppo di esperti dell’Unione europea sulle Direttive Habitat e Uccelli) da cui emerge che la specie è considerata ‘non sicura’ e richiede azioni consequenziali.

Si tratta di una situazione di assoluta evidenza e priorità, già evidenziata nel recente passato dalla Commissione europea, che nell’adozione del Piano di gestione non può non considerare questa situazione e quindi prevedere il divieto assoluto di abbattimento quantomeno in fase di preapertura.

Invece dal MiTE, verosimilmente con l’avallo tecnico di Ispra, è arrivato il via libera alla preapaertura, per ben tre giornate, accogliendo clamorosamente le istanze venatorie, che nella precedente versione del Piano non era contemplata.

È evidente che, se questa possibilità dovesse essere confermata, si produrrebbe in un gravissimo danno alla specie e un’evidente inadempienza dei soggetti istituzionali e tecnici preposti alla protezione del patrimonio dello Stato e all’adozione delle misure necessarie per l’adeguata conservazione di specie e popolazioni di uccelli selvatici.

Per questo, il Piano deve essere riportato alla sua versione originaria e più corretta, senza cedimenti alle pressioni delle Regioni che, sulla caccia, hanno da tempo dimenticato il profilo pubblico per sposare in pieno le istanze delle associazioni venatorie.

Diversamente, procederemo in tutte le sedi, anche Comunitarie, a tutela della biodiversità come espressamente impone la nostra Costituzione.

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